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Storia

L’inizio della storia del Collettivo Azione Pace (CAP) risale ai primi mesi del 1994: la nascita della nostra associazione è strettamente legata all’emozione in un gruppetto di amici di Torino suscitata dalla strage del mercato di Markale che a Sarajevo durante l’assedio causò la morte 68 persone e il ferimento di oltre 140. Iniziano così, in collaborazione con altri gruppi e associazioni sia italiane che locali, con CGIL, la Caritas, la Croce Rossa, i primi viaggi di aiuti umanitari diretti ad alcuni campi profughi in Croazia.

Dopo qualche mese questo gruppetto informale decide di strutturarsi in associazione di volontariato laica e apartitica: nasce così il Collettivo Azione Pace. Con la fine della guerra nel 1995 l’impegno del CAP inizia a cambiare fornendo gli aiuti umanitari ai profughi che, soprattutto in Croazia, cercavano un nuovo luogo dove ricominciare la propria vita, con l’obiettivo di favorire la non facile integrazione dei profughi con la popolazione residente. Il CAP organizzò in questi paesi campi estivi di animazione rivolti anche ai bimbi e ragazzi della zona favorendo la conoscenza reciproca per mezzo del gioco, nella speranza di contribuire alla costruzione di una cultura di pace. La conoscenza della cultura e della lingua dei Balcani dovuta alle attività di collaborazione e di sostegno realizzate in loco diventano con il passare del tempo sempre più uno dei caratteri distintivi della associazione.

Nel 1996 partono i primi progetti di sostegno a cittadini balcanici con gravi problemi soprattutto di salute che, anche a causa del grave impoverimento post bellico, della distruzione degli ospedali e delle infrastrutture, della fuga all’estero del personale sanitario, non possono trovare soluzione nei paesi in cui vivono. Si tratta di patologie molto complesse, che richiedono quindi la presenza in Italia dei pazienti per lunghi periodi e che quindi mettono l’associazione di fronte a problemi mai affrontati la cui soluzione richiede un impegno nuovo, costante e intenso. Parte così il progetto che porterà in Italia Zoran, un giovane padre di famiglia, per dotarlo di una protesi al piede amputato da una mina, consentendogli una vita meno difficile e più serena. Al “progetto Zoran” segue il “progetto Admir”, un giovane profugo bosniaco conosciuto in campo profughi, proveniente da Bosanski Brod e rifugiato in Croazia, a cui il CAP offre una borsa di studio che gli permetterà di frequentare la Facoltà di Chimica all’Università di Torino, laurearsi con il massimo dei voti e iniziare così una carriera universitaria a livello internazionale che lo ha portato ad essere Associate Professor al MIT. Il progetto di Admir rimane ad oggi un caso isolato.

L’associazione si struttura e consolida sempre di più e a giugno del 1997 il CAP presenta domanda di iscrizione al Registro delle Associazioni della Città di Torino come associazione di volontariato, apartitica e laica. Parte intanto il progetto Neven, un ragazzino che a seguito di una brutta frattura ha praticamente perso l’uso di una gamba. Il Cap si fa carico di cercare una soluzione e riesce a coinvolgere gli ortopedici prima dell’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino, poi dell’Ospedale Gaslini di Genova: Neven quindi viene ricoverato prima a Torino poi a Genova e dopo una lunga serie di operazioni e di controlli che si susseguono negli anni finalmente oggi è un adulto senza handicap. Ad aprile del 1999, per far fronte in modo integrato e efficiente al massiccio arrivo di profughi in fuga dalla nuova guerra che questa volta si svolge in Kosovo e dai bombardamenti NATO sulla Serbia, il CAP fonda insieme ad altre associazioni della Provincia di Torino il COORDINAMENTO PROVINCIALE RIFUGIATI E PROFUGHI. Sempre a fine aprile 1999 viene organizzato un convoglio di aiuti alla volta di campi profughi in Albania e a luglio parte un convoglio di aiuti alla volta del Montenegro.

Nel 2000 parte il progetto BIĆE BOLJE (andrà meglio) rivolto ai bimbi e alle loro famiglie, temporaneamente a Torino per cure mediche. A giugno 2001 il Collettivo Azione Pace viene iscritto nel Registro Regionale delle Associazioni di Volontariato e nell’elenco delle onlus della Agenzia delle Entrate. Ad aprile del 2002 il CAP è tra i soci fondatori del Centro di Servizio per il Volontariato Idea Solidale della provincia di Torino. Nel 2018 il CAP diventa socio di Vol.TO, Centro unico di Servizi per il volontariato della provincia di Torino. Nel 2019 l’associazione adegua il suo statuto ai nuovi requisiti richiesti dalla Riforma del Terzo Settore e cambia quindi la sua denominazione da Collettivo Azione Pace onlus in Collettivo Azione Pace odv.

Il CAP ha negli anni costruito solidi legami di collaborazione e di amicizia con molti gruppi informali e associazioni impegnate nello stesso ambito, sia in Italia che all’estero: Associazione ARIADNA di Rijeka, Associazione ARCOBALENO di Pinerolo, Comitato Lucchese Aiuti Ex Jugoslavia CLAEJ di Lucca, Time for Peace di Genova, Nema Frontiera di Torino, Ong Re.Te. di Torino, S.O.S. Yugoslavia di Torino, ASGI-Associazione studi giuridici sull’immigrazione, Cooperativa Progetto Tenda di Torino, Associazione Accomazzi di San Mauro Torinese, Il Giglio e Casa Oz di Torino. Il Collettivo Azione Pace crede profondamente nell’articolo 1 della DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI che recita:
“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza” e all’articolo 11 della COSTITUZIONE ITALIANA che recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.