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Chi siamo

La storia del Collettivo Azione Pace (CAP) inizia nel 1994. La guerra nella Ex Jugoslavia con le sue stragi e devastazioni durava ormai da tempo; nel 1994 le notizie che arrivavano in Italia spinsero un gruppetto di amici di Torino – disposti a lasciarsi coinvolgere – a cercare un modo per portare soccorso alle popolazioni colpite dalla guerra. Iniziarono così, in collaborazione con altri gruppi più o meno strutturati e animati dallo stesso spirito, i primi viaggi di aiuti umanitari da Torino diretti ad alcuni campi profughi in Croazia. Nel giro di poco tempo questo gruppetto informale decise di strutturarsi in associazione di volontariato, laica e apartitica con il nome di Collettivo Azione Pace.

Con la conclusione della guerra nel 1995 l’impegno del CAP si concentrò ad effettuare i viaggi con gli aiuti umanitari verso alcuni piccoli paesi, soprattutto della Croazia, dove i profughi stavano trovando un nuovo luogo dove vivere. In questi paesi furono creati campi estivi di animazione rivolti ai bimbi e ragazzi della zona, con l’obiettivo di favorire l’integrazione dei profughi con la popolazione residente e per mezzo della conoscenza reciproca e del gioco cercare di contribuire alla costruzione di una cultura di pace. Tramite queste occasioni di aggregazione anche i volontari italiani del CAP acquisirono una maggior conoscenza della cultura dei Balcani, presupposto fondamentale per portare un aiuto efficace.

Nel 1996 partirono i primi progetti di sostegno a cittadini balcanici con gravi problemi di salute che, per cause dovute alla guerra (grave impoverimento, distruzione degli ospedali, fuga all’estero del personale sanitario) non potevano essere risolti nei loro paesi. Si trattava di patologie molto complesse, che richiedevano quindi la presenza in Italia dei pazienti per lunghi periodi,mettendo l’associazione di fronte a problemi mai affrontati, la cui soluzione richiedeva un impegno nuovo, costante e intenso. A giugno del 1997 il CAP viene iscritto nel Registro delle Associazioni della Città di Torino come associazione di volontariato apartitica e laica.

Ad aprile del 1999, per far fronte in modo integrato e efficiente al massiccio arrivo di profughi in fuga dalla guerra in Kosovo e dai bombardamenti NATO sulla Serbia, il CAP fondò insieme ad altre associazioni della Provincia di Torino il COORDINAMENTO PROVINCIALE RIFUGIATI E PROFUGHI, organizzando  un convoglio di aiuti alla volta di campi profughi in Albania ed uno alla volta del Montenegro.

A partire dal  2000 il problema sanitario legato alle carenze nelle strutture di alcuni paesi balcanici genera la richiesta pressante di aiuto per piccoli pazienti malati di leucemie o che necessitano di trapianti o di altre cure di alta specializzazione a cui gli ospedali di Croazia, Bosnia, Serbia, Kosovo, Montenegro non sono in grado di dare risposta. 

Parte quindi il progetto “BIĆEBOLJE (andrà meglio)” rivolto ai bimbi e alle loro famiglie, temporaneamente a Torino per cure mediche presso l’ospedale Regina Margherita.

Per loro l’associazione si fa carico degli innumerevoli problemi burocratici (ASL, rapporti con le autorità di polizia e ambasciate per visti d’ingresso, permessi di soggiorno, convenzioni sanitarie), scolastici, economici e logistici, in continua collaborazione con il personale sanitario. Il CAP si occupa inoltre a reperire per le famiglie un alloggio a titolo gratuito presso altre associazioni quali casa Giglio e offre mediazione culturale, linguistica e sostegno umano, elementi indispensabili alla serenità del nucleo familiare da cui deriva anche la buona riuscita delle cure. Una volta rientrati a casa, questi bambini e le loro famiglie vengono monitorati a distanza in collaborazione con i sanitari che li hanno seguiti in Italia, in modo da essere sempre tempestivamente informati di ogni problema si presenti ed essere così in grado di organizzare i necessari e regolari controlli.

Il progetto, economicamente molto oneroso per una piccola associazione, è stato parzialmente finanziato dalla Provincia di Torino (anni 2004 e 2009) e dal Centro Servizi per il Volontariato Idea Solidale (2005 e 2008). Con il progetto BIĆE BOLJE sono stati seguiti negli anni 28 tra bimbi e ragazzi, di età tra i tre e i diciotto anni. Nella mappa sottostante sono evidenziate le loro zone di provenienza e il loro numero.

A giugno 2001 il Collettivo Azione Pace viene iscritto nel Registro Regionale delle Associazioni di Volontariato e nell’elenco delle onlus della Agenzia delle Entrate. Ad aprile del 2002 il CAP è tra i soci fondatori della associazione Idea Solidale a cui viene affidata la gestione di uno dei due Centro di Servizio per il Volontariato presenti nella provincia di Torino. Nel 2019 l’associazione adegua il suo statuto ai nuovi requisiti richiesti dalla Riforma del Terzo Settore e cambia quindi la sua denominazione da Collettivo Azione Pace onlus in Collettivo Azione Pace odv. e diventa socio di Vol.To.

OBIETTIVO PACE

Nel corso della sua vita il Collettivo Azione Pace ha sempre promosso la diffusione delle culture dei Balcani e dei valori della convivenza e della pace e ha costruito solidi legami di collaborazione e di amicizia con molti gruppi informali e associazioni impegnate nello stesso ambito, sia qui in Italia che all’estero, per mezzo di incontri con scuole, seminari, cine forum, cene, aperitivi, presenza alla Tre Giorni del Volontariato, mercatini di autofinanziamento, tornei di calcetto. Mentre alla sua fondazione l’associazione era costituita da soli soci italiani, con il tempo le cose sono cambiate e ad oggi è composta sia da soci di origine italiana che balcanica ed è sostenuta da un buon numero di amici.Si stanno inoltre consolidando i legami con gruppi o associazioni che si occupano di migranti, di profughi o rifugiati, di diritto di asilo e di assistenza sanitaria, problemi quanto mai purtroppo di nuovo attuali!

Come è indicato nel nome stesso dell’associazione, la pace è l’obiettivo primario e la sua realizzazione passa attraverso le azioni di aiuto concreto e quotidiano a coloro che devono affrontare lunghe permanenze lontano dal loro paese, per gravi motivi di salute. Quando infatti i bambini e le loro famiglie torneranno (come sempre ci auguriamo) a casa non porteranno con sé unicamente la speranza di una completa guarigione, ma anche il ricordo di amici che magari provengono da un paese con il quale il loro è stato in guerra e che li hanno aiutati con il cuore.  Anche la reciproca conoscenza della lingua e delle abitudini di vita con i volontari italiani è una grande opportunità di creare legami di vera pace.